Ezio Lattanzio, Luciano Pero | Sviluppo e Organizzazione | n. 174
Il ridisegno dei sistemi di controllo della pubblica amministrazione
L’articolo contribuisce al dibattito sulla riforma della Pubblica Amministrazione, analizzando il caso particolare dei modelli e dei sistemi di controllo interni alla PA stessa.
I sistemi di controllo sono infatti certamente un caso particolare, ma con elevata significatività, per due motivi principali: in primo luogo ricoprono grande rilievo per la qualità del servizio finale reso dall’Amministrazione. In secondo luogo, essi sono molto importanti anche per condizionare e per definire il modello organizzativo reale con cui operano le varie entità che costituiscono la PA. La capacità dei riformatori di orientare, in un senso o nell’altro, i sistemi di controllo, è anche un modo per orientare col tempo l’evoluzione reale del funzionamento organizzativo della macchina amministrativa. Controllo e organizzazione sono due facce della stessa medaglia.
L’ipotesi di partenza di questo articolo è esprimibile nei seguenti punti: i sistemi di controllo tradizionali della PA si sono basati per decenni sui due cardini del paradigma burocratico; il controllo gerarchico diretto e il controllo formale di conformità e legittimità, esercitati sia dalla gerarchia , nello svolgimento dei processi decisionali, sia ex-post dai vari organismi di controllo locali e centrali, sino alla Corte dei Conti.
Nei primi anni ‘90, con l’obiettivo di aumentare l’efficienza della PA e di controllare i fenomeni di corruzione e di opportunismo, una serie di innovazioni normative ha introdotto nuove tipologie e sistemi di programmazione e controllo (ad es. “controllo gestionale”, “controllo di efficienza e di qualità”, “valutazione dei dirigenti”, “valutazione dei carichi di lavoro”, etc.).